Film: Red Tails

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Film: Red Tails

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Di questo film parlammo poco tempo fa su WhatsApp, e se ne è accennato in passate recensioni, per cui colgo l'occasione per parlarne in modo un po’ più approfondito.

Film uscito nelle sale americane nel 2012 ma non in quelle italiane, Red Tails riprende il tema del film precedente “The Tuskegee Airmen”, che raccontava la storia del primo reparto di volo americano nellla seconda guerra mondiale ad essere costituito unicamente da personale di colore. Questo reparto, prima denominato 99° gruppo caccia, divenne successivamente il 322° gruppo caccia, I Red Tails appunto, dal colore distintivo che contraddistingueva la coda dei suoi velivoli.

Questo reparto dovette superare notevoli traversie per riuscire a mostrare le proprie capacità a causa dei forti pregiudizi razziali che per lungo tempo lo tennero lontano dalla prima linea, ma quando fu chiamato ad assolvere il compito per cui i suoi piloti erano stati addestrati, dimostrò di non essere secondo a nessun altro reparto da caccia schierato dall’esercito americano.

La realizzazione di questo film è stata fortemente voluta dal regista George Lucas e sua la presenza in qualità di produttore esecutivo del film è indicativa della alta qualità tecnica del prodotto finale.

Red tails, a differenza di "The Tuskegee Airmen", mostra fin dalle prime sequenze di essere il tipico film d’azione hollywoodiano di tendenza più recente: grandi scene corali d’azione, utilizzo esteso di CGI per gli effetti speciali e grandi capacità tecniche di tutte le maestranze coinvolte.

Salta subito agli occhi però la mancanza dell’elemento che avrebbe dovuto distinguere questo film dalle decine di altri lungometraggi di guerra precedentemente e successivamente girati: la questione razziale, che invece viene affrontata in modo alquanto marginale.

Se in “The Tuskegee Airmen” saltava subito agli occhi la determinazione e l’orgoglio dei giovani piloti neri nel dimostrare che i pregiudizi nei loro confronti erano infondati, qui invece i personaggi sono appena tratteggiati, quasi privandoli di spessore umano. Non sembrano dei militari nei primi anni quaranta alle prese con la pressione psicologica causata dalla segregazione razziale, ma una squadra di basket di teenagers degli anni duemila.

Durante i centoventi minuti del film è sempre chiaro che l’interesse principale degli sceneggiatori è volto a privilegiare le grandi scene di battaglia e la dimensione spettacolare del racconto a scapito alla caratterizzazione dei personaggi.

E quindi ci viene per l'ennesima volta mostrato il solito ”cattivo” tedesco spietato e monocorde, la giovane fidanzata italiana, alquanto gioiosa e imbambolata, che dopo aver scambiato tre parole con lo sconosciuto pilota americano sull'uscio di casa, già l’ha eletto suo fidanzato in pectore, e poi c'è il caposquadriglia che beve ed è stressato per motivazioni poco evidenti e che spesso e volentieri durante il combattimento fa decidere ai suoi sottoposti e via così.

Ma allora cosa resta impresso in questo film?

Le sequenze di combattimento e quelle girate al campo di volo.

I grandi mezzi finanziari della LucasFilm hanno consentito di ricreare una base aerea ricca di velivoli e automezzi e molto dettagliata nelle installazioni aeroportuali. Le sequenze aeree di combattimento appaiono a prima vista grandiose e coinvolgenti, ma gli appassionati di volo come noi e chiunque conosca un po’ di fisica del volo si accorgeranno subito di quanto molte di queste scene siano inverosimili:

I piloti americani effettuano manovre fisicamente stressanti quali virate strette ad alta velocità, picchiate e successive cabrate ad alto numero di G, senza avvertire il benché minimo sforzo fisico.
I caccia tedeschi, inseguiti dai Mustang americani, si infilano in virata stretta sfrecciando all'interno delle formazioni compatte e strettissime dei bombardieri americani, manovre queste che avrebbero comportato la sicura collisione dei caccia contro una o più delle fortezze volanti.
La spettacolare manovra con cui l’”experten” tedesco all’inizio del film colpisce un caccia nemico, e che viene ripetuta dall’asso americano più tardi, è semplicemente impossibile da effettuare a quella velocità.

Come è possibile sorvolare sull'inverosimiglianza della scena in cui un singolo caccia P51 Mustang, armato soltanto con sei mitragliatrici calibro 12.7mm, distrugge un grosso cacciatorpediniere? e di quelle virate strettissime effettuate a velocità folli durante i combattimenti che vediamo spesso eseguite dai caccia X-WING nella saga di STAR WARS, ma impossibili da effettuare per piloti umani?

E’ un peccato che la produzione si sia lasciata prendere la mano mirando alla spettacolarizzazione a tutti i costi, perché tecnicamente le scene in 3D sono ben girate, ma se il regista si fosse affidato ai suggerimenti di un buon consulente militare queste scene sarebbero state probabilmente realizzate in modo molto più realistico.

Invece, così, Red Tails resta un titolo con parecchi limiti. Se apprezzate i film simil-cartoon, fa per voi, se amate le storie ben raccontate ed i film d'aviazione militare realistici è meglio che “sorvoliate” le Code rosse.
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